Riol

Riol alla scoperta di una valle e un borgo sconosciuto

Le origini:

Il suo nome non sembra avere niente a che fare con “rio” Bach, ma si pensa ad una parola “retica” che potrebbe essere “Rain”.

Nonostante la scomoda accessibilità, l’ubicazione elevata (1277 m) e le limitate condizioni di vita, questa zona, non propriamente baciata dal sole, fu già abitata intorno al 1163. Dei nove masi Unter e Obersalcher, Hölzler, Rindler, Stampfer, Mitterer, Egger, Rauter e Förster, ne rimangono solo pochi ancora abitati.

In questo luogo come negli abitati vicini di Schalders e Spiluck, si raccontavano storie di fantasmi e di terrore, formule di magia bianca e nera, di strani personaggi a metà strada tra stregoni malefici e nani. Dove l’inverno era lungo, ci si riuniva attorno al caldo di una stufa, per ascoltare e narrare racconti reali o fantastici. Ne cito alcune dal libro di Hans Fink su questo territorio:

Un servo agricolo Hofer di Spiluck racconta che mentre salì su dei trucioli dorati tornando a casa da un corteggiamento calpestò l’Enzenmandl. Il nano girava nei pressi di Riol e sia alla Faller Lacke come pure a Forcha e si racconta che vide un uomo senza testa o con la testa sotto il braccio fare musica con uno strumento ricavato da un gatto imbalsamato.

Si racconta anche di un bracconiere che era riuscito a bloccare i camosci in una posizione in modo tale da poterli colpire facilmente. In questa posizione potè osservare nei pressi dei boschi di proprietà dell’interessenza di Velturno che arriva nella parte in ombra di Scaleres, un tempo confine controverso, uno di questi personaggi chiamati “Marcheggern” personificato in un vitello attorniato da fiamme. Questi personaggi erano dediti a spostare le pietre di confine.

Sia a Schalders che a Varna e Spiluck c’erano persone che lasciavano che gli altri “morissero congelati” solo per “liberarli” al mattino presto usando un incantesimo.

Ma torniamo alla gita odierna, entrando nella valle di Riol si oltrepassano i primi masi ancora in parte gestiti, più in alto si vedono quelli in stato di abbandono, tutto attorno cancelli e steccati che impediscono il passaggio, immagino per chi ci ha abitato, una vita grama, piena di sacrifici. Nessuna opera dell’uomo è eterna e anche qui la natura riprende lentamente possesso del territorio.

Qualche info: la ciclabile è interrotta all’altezza del lago di Varna fino al Forte di Fortezza, si passa dalla statale del Brennero. Anche il sentiero che passa attraversa la valle di Riga da Novacella è interrotto all’altezza dell’ultimo maso per tronchi caduti. Il sentiero “Peissersteing” non è stato ancora liberato dai trochi caduti, noi abbiamo proseguito per la strada forestale. Non ci sono servite le ciaspole, bastavanole catenelle. Arrivati al passo Spilucker Scharte, abbiamo proseguito per la baita “Zirmait”, dopo una ottima birra siamo scesi prima a Spiluck e poi a Varna e da lì lungo la ciclabile fino a casa

Con Peter

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