Marzola

Cima Marzola dal Rifugio Maranza

oggi nuovo tuffo nel passato, estate 1959, ecco mi ricordo a bordo della nostra cinquecento familiare, poco dopo essere arrivati al passo del Cimirlo, abbiamo proseguito per una stradina incassata tra un sottobosco di noccioli, arrivati alla malga nel quale mio padre, nonno e bisnonno trascorsero le estati in malga, entrai in una rimessa/cantina sotto le radici di un grosso albero, era il loro frigorifero. I racconti delle estati trascorse in malga, i serpenti che il nonno cacciava, ora per il compenso che pagavano in farmacia per il siero, allora negli anni trenta/quaranta il trattamento riservato alla serpe morta, prima squartata e messa a dimora in un formicaio, poi in un torrente ed infine infilata su un bastone. Ma questi luoghi mi legano anche a ricordi di episodi che allora mi avevano spaventato, come agli inizi degli anni sessanta quando vidi il primo morto adagiato nel letto, il terzo giorno poco prima del funerale, oltre l’odore e il colore bluastro del viso, mi aveva spaventato l’assenza di mio padre che aveva ritrovato i suoi cugini, dimenticandomi tra sconosciuti, trauma comunque superato, era così il cerimoniale in quegli anni. Il defunto veniva allora adagiato sul letto matrimoniale per ben tre giorni, per poi essere sistemato nella bara solo alcune ore prima della celebrazione del funerale in chiesa. Il periodo dei tre giorni consentiva a tutti i parenti, di raggiungere la famiglia ed unirsi alla veglia.

In questi luoghi ci torno ogni tanto, l’ultima volta sette anni fa, allora abbiamo avuto più fortuna con la visibilità, oggi la nebbia ci ha accompagnato quasi tutto il giorno.

In compagnia di Astrid e Peter.

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